Europeo fu intorno al 1520: due Portoghesi, l’esploratore Pêro da Covilhã e il prete Francisco Alvares, i quali però non furono creduti quando raccontarono ciò che avevano visto. Si dovettero aspettare più di 300 anni prima che il tedesco Gerhard Rohlfs visitasse la città tra il 1865 e il 1870 e rivelasse al mondo tale ricchezza rimasta nascosta per così tanto tempo.
Oggi la città si manifesta in tutta il suo splendore, pronta per essere ammirata. E si avvicina il periodo dell’anno dove raggiunge la sua apoteosi, la Fasika.
Il viaggio verso la Fasika
E’ suggestivo assistere all’arrivo dei pellegrini avvolti nei tradizionali shamma bianchi. Essi arrivano dopo un lungo periodo di digiuno davvero molto rigoroso, la Quaresima (o “il Grande Digiuno”): 40 giorni in cui è vietato mangiare e bere dall’alba al tramonto e sono vietati praticamente tutti i prodotti di origine animale; solo un sacerdote può sancire le eccezioni per le persone malate e deboli. Tale rigore viene osservato anche in altre occasioni dell’anno, come ad esempio l’Avvento.
La festività inizia con la Settimana Santa che trova il suo apice nella celebrazione del Venerdì, in cui i fedeli chiedono perdono attraverso vari riti di penitenza ricordando le pene del Messia, e naturalmente il giorno di Pasqua, anche se le celebrazioni più intense, tra cui le preghiere, i salmi e i balli in onore della Resurrezione, sono quelle della veglia la tarda sera del Sabato Santo, la cosiddetta cerimonia di Fasika, per poi finire verso le 3 del mattino. I suoni tradizionali sono quelli dei caberò, i tradizionali tamburi cerimoniali a forma ovale, e dei sistri, antichi strumenti metallici di origine egiziana.
I colori dei paramenti dei sacerdoti e soprattutto i chiaroscuri delle leggendarie chiese di Lalibela si intrecciano come le preghiere animate dall’antica speranza di libertà e pace del popolo Etiope.