26 luglio 2011

In Uganda biglietti gratis per chi non ha mai volato

L’iniziativa è partita da Air Uganda, la compagnia di bandiera ugandese: per due mesi, cioè fino a metà settembre, biglietti gratis per chi non ha mai volato!

Resta da capire come poter fare a dimostrarlo, ma certo questa iniziativa volta a incentivare l’uso dell’aereo come mezzo di trasporto, è anche un’ottima promozione per la compagnia stessa. Finalmente chi ha parenti all’estero, ad esempio nelle metropoli di Nairobi, Dar es-Salaam, Zanzibar o Kigali, potrà andare a trovarli senza sborsare un soldo.

L’idea è nata in collaborazione con l’operatore locale di telefonia mobile dell’Uganda, Warid, che fino a metà dicembre ha organizzato un concorso con in palio 100 biglietti aerei gratuiti per una destinazione a scelta.

08 luglio 2011

Il bike-sharing da Cape Town al resto d’Africa: potenzialità di un sistema economico di mobilità urbana

CITTÀ DEL CAPO - Una mattina d'inverno in centro di Città del Capo, nonostante la forza del vento tempesta e la minaccia di pioggia, Jacques Sibomana, che si apprestava a passare una giornata su e giù per la città, decise che una bicicletta lo avrebbe certamente favorito negli spostamenti, piuttosto che contare esclusivamente sulle sue gambe.
"Sono andato a noleggiare una bicicletta, ma non ho potuto farlo perché non avevano una carta di credito. L'unica opzione è stata quella di lasciare un deposito di 2.000 rand (circa 290 dollari)”, afferma Sibomana.
Città del Capo è una tra le tante città (ma certo una rarità in Africa) che sta considerando l’avvio di un 'bike sharing', un sistema di nolo veloce di biciclette e di proprietà della municipalità.
Esistono già più di 130 city bike-sharing in tutto il mondo, dai più famosi, Velib a Parigi, alla più recente, Barclays (Boris 'moto) a Londra, e il più grande, Hangzhou, in Cina.
Questi sistemi di condivisione di biciclette pubbliche, sono progettati per i veloci spostamenti urbani e per completare il servizio dei mezzi pubblici.
A differenza di noleggio di biciclette per il tempo libero, l’utente armato di smart card può prendere una bicicletta in un punto della città e lasciarla in un altro. Il sistema è in grado di offrire un accesso facile e veloce, senza pagamento di cauzione, documenti o altro, con una tariffazione davvero vantaggiosa.
Eppure il concetto ha dimostrato di essere una partita molto dura da giocare per i paesi in via di sviluppo. A Città del Capo una serie di progetti pilota sono solo in fase di business plan.
Carlos Felipe Pardo, uno psicologo di Bogotà, non è sorpreso che gli investitori abbiano esitato prima di avviare un’iniziativa del genere nel Sud del mondo: il rischio di furto e di vandalismo è infatti relativamente alto, anche per sistemi high-tech e più protetti come ad esempio come il Velib. Aggiungi po, il fattore di complicazione del casco obbligatorio (in Sudafrica) e la mancanza di dati su numero di utenti potenziali, e non si può certo dire che tutti questi siano ingredienti per fare di questo esperimento una case history di successo.
Per questo motivo, i sistemi proposti nelle città africane e indiane, per esempio, sono low-tech, e progettati per creare posti di lavoro, con personali di guardia, consegna di chiavi etc.
Sono opzioni certamente più economiche, ma eccessivamente appesantite dalla burocrazia e dall’interfacciarsi tra il cliente e il personale.
E poi c’è la non sottovalutabile concorrenza del boda boda il taxi-bicicletta, veloci, economici e non certo soggetti a furto, con tariffe chilometriche e non orarie.
Insomma, in luoghi dove il pendolarismo si muove principalmente sulle due ruote (una bicicletta è un bene di lusso in Africa e molto spesso, è già un bene in comune, perché costoso) nonostante la pericolosità delle strade, dove le persone delle fasce più povere e bisognose di mezzi più veloci dei piedi per spostarsi in città (ma pur sempre economici) il bike-sharing sarebbe davvero una manna dal cielo.
Per ora si assiste all’avvio di business plan nelle città più importanti, a partire da Cape Town. E chissà che un sistema che ha tanto successo in Occidente non prenda piede anche nel Sud del mondo.

(Fonte: ips.org)

05 luglio 2011

Nasce il Sud Sudan

Sabato 9 luglio nasce ufficialmente il 55° stato africano: dopo 22 anni di guerra e altri 6 di incessanti tensioni con Khartoum, il Sudan meridionale celebra il suo sogno: l’avvenuta secessione dall’ex nemico. La nuova Repubblica del Sud Sudan si prepara a tagliare lo storico traguardo con una settimana di eventi che culmineranno nelle solenni celebrazioni che sanciranno la separazione dal Nord decretata, con consensi plebiscitari, al referendum di gennaio. I festeggiamenti, però, non nascondono le tensioni e i dubbi sul futuro del paese dopo il riaccendersi dei combattimenti nei contesi territori lungo il confine: Kordofan Meridionale, Blu Nile, Abyei.

La data del 9 luglio segna la fine di un complicato percorso avviato il 9 gennaio 2005 con la firma degli accordi di pace tra Juba e Khartoum a chiusura di 22 anni di guerra. Ma segna anche l'inizio di un nuovo cammino che si preannuncia altrettanto difficile: resta ancora, più che mai irrisolta, infatti, la questione della divisione delle risorse petrolifere concentrate lungo la linea di confine e la conseguente determinazione di appartenenza politica di questi territori.

Il nuovo governo guidato dagli ex guerriglieri del Sudan People's liberation army/movement (Spla/Splm) sta ancora fronteggiando l'occupazione della regione petrolifera di Abyei da parte dell'esercito del Nord, avvenuta lo scorso 15 maggio, ma resta aperto anche il fronte del Kordofan Meridionale, popolato da sostenitori del Sud ma appartenente politicamente al Nord. Si consuma qui, attorno alla capitale Kadugli, quella che organizzazioni internazionali per i diritti umani e testimoni sul posto definiscono come "massacri di civili" ad opera dell'esercito nordista.

La miccia che ha innescato le tensioni sfociate in seguito negli scontri armati e nei bombardamenti di Khartoum su Kadugli, è stata la vittoria, alle elezioni del 2 maggio, del candidato del National Congress of Sudan (Ncs) Ahmed Haroun, divenuto governatore della regione petrolifera. Haroun, uomo molto vicino al presidente Omar Hassan el-Bashir è, come lui, ricercato dalla Corte penale internazionale dell'Aja per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur tra il 2003 e il 2004.

L'intervento massiccio dell'esercito nordista a Kaduni è arrivato poche settimane dopo la nomina del nuovo governatore. A metà giugno Khartoum ha imposto un ultimatum per il ritiro dei militari dell'Spla dai territori a nord del confine coloniale del 1956, entro il 30 giugno. I sudisti hanno rifiutato di ritirare i propri soldati - molti dei quali originari del Kordofan Meridionale e del vicino Blu Nile - dispiegati in queste zone di confine in base agli accordi di pace del 2005.

Il 6 giugno reparti corazzati delle forze armate di Khartoum sono entrati a Kadugli, provocando la fuga di migliaia di civili.

Nuove tensioni e venti di guerra sono calati minacciosamente sul Sud Sudan ad offuscare la gioia di una meta a lungo inseguita: la storica secessione. Gli sforzi degli apparati di mediazione africani riuniti ad Addis Abeba hanno prodotto due accordi, rispettivamente per la smilitarizzazione di Abyei e per un cessate-il-fuoco in Sud Kordofan e Blu Nile. In entrambi i casi si tratta di una fragile base per riprendere i negoziati. (m.t.)

(Tratto da: nigrizia.it)