11 marzo 2011

Fiaba africana della settimana: Il terribile guerriero

Un bruco strisciò dentro la tana di una lepre, durante la sua assenza; si accomodò bene nell’angolino più buio, poi rimase ad aspettare. La lepre, appena tornata, vide una striscia sul terreno e poiché non capiva chi potesse averla lasciata chiese a voce alta chi ci fosse a casa sua. Il bruco, spavaldo, rispose di essere un terribile e forte guerriero. La lepre tremando dalla paura, scappò via dalla tana, lamentandosi tra sé: “Che cosa può fare una come me, contro uno che dice di essere un terribile guerriero?” Per la strada incontrò lo sciacallo: – Amico sciacallo, mi faresti un grande piacere? – Di’ pure, amica lepre. – Vieni a casa mia e cerca di parlare con la bestia feroce che l’ha occupata. Lo sciacallo acconsentì e arrivati all’ingresso della tana, gridò forte: – Chi c’è nella casa della lepre? Il bruco rispose immediatamente: – Io sono il guerriero, figlio del capo guerriero del Paese-che-non-esiste; io schiaccio il rinoceronte e ballo sul corpo dell’elefante; io sono invincibile! Lo sciacallo, udita questa risposta, si tirò indietro più svelto che poté e disse alla lepre: – Io non posso fare niente contro un simile guerriero. – E scappò via. La lepre, più sconsolata che mai, andò in cerca del leopardo e lo pregò di andare a parlare con l’animale che aveva occupato la sua tana. Il leopardo accettò volentieri, ma, quando fu arrivato davanti alla tana ed ebbe udito la risposta del bruco nascosto, disse piuttosto avvilito: – Se costui scaccia il rinoceronte e l’elefante, schiaccerà pure me! E se ne andò. Cercando di non far vedere che aveva paura. Allora la lepre andò in cerca del rinoceronte: – Nella mia casa c’è un guerriero feroce; perché non vieni a parlargli, tu che sei tanto forte? Il rinoceronte, che era piuttosto vanitoso, andò subito alla tana della lepre e gridò, più forte che poté: – Chi sei tu, che occupi la casa della mia amica lepre?
Il bruco, senza scomporsi, rispose: – Vieni, vieni, rinoceronte! Io sono il guerriero, figlio del capo guerriero del Paese-che-non-esiste! Io schiaccio al suolo tutti i rinoceronti che incontro e ballo sul corpo dell’elefante!
Il rinoceronte rimase veramente male: poi, per giustificarsi, disse alla lepre, con un tono di voce molto basso: – Ha detto che può schiacciarmi al suolo? Allora sarà meglio che me ne vada! La lepre, più avvilita che mai, rimase a guardarlo mentre si allontanava. Poi, in gran fretta, se ne andò dall’elefante: – Tu, elefante, sei ormai la mia ultima speranza! Vieni a parlare con il feroce guerriero che ha vinto il rinoceronte e che minaccia di ballare sul tuo corpo. L’elefante guardò la lepre dall’alto della sua imponente statura e disse: – Amica lepre, non ho alcuna voglia che qualcuno balli sul mio corpo, anche se si tratta del più valoroso guerriero di tutta la foresta! Ti saluto, amica! E se ne andò, maestoso e tranquillo, lasciando la povera lepre afflitta e triste. In quel momento, passò di lì un ranocchio e, vedendo la lepre in quelle condizioni, le domandò che cosa fosse accaduto. – Se tu sapessi… – borbottò la lepre. – Per disgrazia, la mia casa è stata occupata da un guerriero così terribile, che ha saputo vincere lo sciacallo, il leopardo, il rinoceronte e l’elefante! – Ma guarda! E chi è mai questo guerriero? – Dice di essere il figlio del capo guerriero del Paese-che-non-esiste! – Guarda, guarda! Ho proprio voglia di andare a vedere questo terribile personaggio, che ha vinto tutti gli animali.
Così dicendo, il ranocchio con pochi balzi si avvicinò all’ingresso della tana e chiamò forte: – Chi c’è dentro la casa della mia amica lepre?
E il bruco, che avendo vinto lo sciacallo, il leopardo il rinoceronte e l’elefante era sicurissimo di impressionare anche un misero ranocchio, disse con la solita voce spavalda: – Ci sono io, il più valoroso dei guerrieri, figlio del capo guerriero del Paese-che-non-esiste! Ho vinto tutti gli animali selvaggi, ho schiacciato il rinoceronte e ho ballato sul corpo dell’elefante! Il ranocchio, che era intelligente e non si lasciava intimorire dalla minacce, balzò nell’interno della tana e senza alcun indugio si diresse verso l’angolo dal quale proveniva quella terribile voce, e intento diceva: – Benissimo! Ecco un avversario degno di me.
La lepre incredula guardava piena di ammirazione il ranocchio.
Quando il bruco se lo vide davanti, cominciò a tremare e, con un filo di voce, sussurrò: – Calmati, ranocchio, sono soltanto un bruco!
Allora il ranocchio lo portò fuori. Tuttavia l’avventura era stata così divertente, che nessuno fece del male al bruco. La lepre si vergognò un pochino, ma poi pensando alla paura che avevano provato gli animali molto più forti e più grossi di lei, si consolò e disse al ranocchio:
Grazie, amico ranocchio; tu sei stato l’unico fra tutti gli animali della foresta che ha osato sfidare il pericolo per me, sei stato avveduto e coraggioso ed io ti sarò sempre grata e riconoscente. Poi guardò il bruco e cominciò a ridere pensando ai suoi timori infondati e si ripromise di non fargli del male. Del resto, il ranocchio lo aveva preso sotto la sua protezione.
Tutta la foresta rise di questa storia per molto e molto tempo.

Fonte:mammaoca.wordpress.com