02 settembre 2014

Goree, l'isola degli schiavi dove è nata l'America

Gli Stati Uniti sono nati sull’isola di Gorée, Senegal, almeno da quanto scritto sulla roccia di Plymouth, Massachusetts, dove arrivarono i pellegrini del Mayflower nel 1620. Gli americani sono nati laggiù perché provate a immaginare la storia dell’America senza gli schiavi, cioè senza tutto quello che la tensione razziale ha provocato nel corso dei secoli, dalla Guerra Civile vinta dal presidente Lincoln, fino all’ingresso di Barack Obama nella Casa Bianca, passando per l’omicidio di Martin Luther King.

Foto: vista dall'alto dell'isola di Gorèe

L’Isola di Gorée, “Bir”, che in senegalese vuol dire “ventre muliebre”, si trova a tre chilometri di distanza da Dakar, capitale del Senegal. Dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’ONU nel 1978, Gorèe ha rappresentato, per chi l’ha attraversata in catene fin dal lontano 1444, “la porta per l’inferno” della schiavitù, dove sono stati sottoposti milioni di uomini e donne africani, strappati alla loro terra ed inviati, con le imbarcazioni portoghesi, spagnole ed olandesi, nelle Americhe del Sud e nei Caraibi per lavorare nei campi di cotone e canna da zucchero.
                                                                                        

La porta del non ritorno

Nella Casa degli Schiavi sull'isola si può ancora visitare la famosa e triste porta del non ritorno da dove uscivano gli schiavi catturati in tutte le zone dell'Africa dell'Ovest per essere poi caricati sulle navi che li avrebbero portati in America. 

I dati storici sul numero di schiavi effettivamente passati da questa porta sono contrastanti, si passa da una valutazione di alcuni milioni ad alcune decine di migliaia.

Gli schiavi, tenuti in celle fino alla partenza delle navi, imboccavano poi il corridùio che portava direttamente al mare attraverso la porta del non ritorno. Ai piani superiori dell'edificio vivevano invece i "negrieri".


Foto: Barack Obama in visita alla porta del non ritorno della Casa degli Schiavi