21 agosto 2014

Città del Capo, capitale mondiale del design 2014

È frizzante come la Londra degli Anni ‘60. E vive un anno straordinario sotto il segno della creatività. Negozi, gallerie, hotel e locali: tutti gli indirizzi da non perdere.


Per il Guardian è la Top destination del 2014. E secondo il New York Times è la prima nella lista delle 52 mete da non perdere quest’anno. Perché Cape Town, the mother city, è l’emblema del nuovo Sudafrica e della vera eredità di Mandela, a vent’anni dalla vittoria del suo partito e dell’inizio della sua presidenza che hanno cambiato la storia. Una città in fermento come Londra negli Anni ‘60, frizzante quanto New York come stili di vita e comfort. Perché qui si trova tutto: grande natura protetta, mare e montagne, safari, santuari con animali rarissimi come il leone bianco. Sicurezza e ospitalità di livello al prezzo giusto. Con il plus, quest’anno, di Cape Town capitale mondiale del design: 450 progetti, eventi, esposizioni e workshop “in cui gli artisti si misureranno nel creare una città senza barriere razziali”.


Arte e design sono i motori della rinascita di interi quartieri. Come The Fringe, centralissimo distretto recuperato, oggi modello di sviluppo sostenibile per start up nel campo della visual art e dell’informatica. I giovani creativi si ritrovano da Truth, caffè di tendenza ricavato in un vecchio magazzino, trasformato dal designer Haldane Martin con vecchie sedie del cinema, panche e tavolini tutti diversi. Ai piani superiori dell’edificio ha sede Bozza, fucina di talenti e nuove idee. Altra tappa d’obbligo, sempre nel Fringe, Charlys Bakery, pasticceria specializzata in dolci e torte coloratissime.



Altra zona brillante di Cape Town, l’ex-area industriale di Woodstock, a est del centro città, dove dagli Anni ‘90 si sono spostate gallerie e artisti attratti dai grandi spazi e dagli affitti bassissimi, mentre ancora l’area era degradata. La vera Renaissance è seguita al restauro delOld Biscuit Mill e all’apertura del Neighbourgoods Market, mercato bio del fine settimana, che ha richiamato sempre più africani e no, a scoprire questo angolo dimenticato della città. Oggi l’Old Biscuit Mill ospita uffici, botteghe e locali, come il ristorante The Pot Luk Club, uno dei più trendy del momento, aperto dallo chef Luke Dale-Roberts in cima a un vecchio biscottificio. Woodstock pullula di atelier, botteghe e gallerie che si alternano a vecchie case con immensi e coloratissimi murales.

Di fronte all’ex-biscottificio la designer trentenne Katie Thompson ha aperto REcreate, laboratorio in cui trasforma il vecchio in nuovo; così le valigie diventano poltroncine, le scatole dei biscotti copertine di quaderno e le 24 ore degli armadietti. Tamzin Lovell Miller ha aperto la galleria The Lovell Gallery, con opere di giovani sudafricani. Chandler House (53 Church Street, tel. 0083.42.32.001) crea originali lampade da soffitto e da terra, oltre a oggetti d’arredo. The WoodStock Foundry è un altro ex capannone ristrutturato in tanti piccoli spazi-laboratorio per giovani artisti, tra i quali spiccano i tavoli a petalo creati da John Vogel.


Per una sosta golosa il miglior posto per piatti di mare è Panama Jacks: tra i container e i docks del porto si mangiano aragoste e ostriche. Per la carne, due gli indirizzi da non perdere:95 Keerom Street, uno dei migliori del Sudafrica, e Carne, riconosciuto dal 2012 come best Southafrican Steak House per i pregiati tagli che lo chef Giorgio Nava propone senza salse: solo una buona frollatura e olio extravergine di oliva. Il nuovo ritrovo cool per l’aperitivo è Cocktail Emporium, sulla trafficata Bree Street, dove la nuova moda dei cocktail all’aceto va per la maggiore.