23 gennaio 2015

Etiopia, I popoli sconosciuti dell'Omo River

Il sud dell'Etiopia, la misteriosa vallata del fiume Omo, la grande frontiera con le savane del Kenya sono sempre state "l'altra Etiopia"...


Il grande Sud dell'Etiopia, il Gamo Gafo, il Sidamo e il Caffa sono terre straordinarie, un immenso
incrocio di popolazioni e di civiltà Africane...

La ricerca perenne di terre fertili e di nuovi pascoli, la fuga dalle incursioni dei razziatori dell'altopiano e le antiche migrazioni hanno provocato il singolare mosaico dei popoli del sud dell'Etiopia: piccole popoli di poche migliaia di persone, a volte solo qualche centinaio di uomini e donne, vivono accanto a gruppi più forti.

I KONSO

I Konso, 25mila persone, vivono fra le coline a sud del lago Chamo. 

Popolo di agricoltori sedentari di origine cuscitica, sono celebri per i loro campi abilmente lavorati: ordinati terrazzamenti di pietra protetti da solide palizzate di pietre contraddistinguono le loro terre scavate da profonde erosioni. 

Bellissimi i loro villaggi, solidissime le loro capanne: una stretta porta-tunnel di tronchi ricurvi è l'accesso al cortile famigliare.

Sono un popolo unito con lavoro collettivo e forte solidarietà. Ma i Konso sono anche bravi musicisti. Suonano nelle ore del tramonto. Flauti, masinko, e tamburi si ascoltano, a sera, nei loro villaggi.


I BORANA

"Le genti del mattino" (boru è traducibile in italiano con "aurora") sono il più importante gruppo Oromo dell'Etiopia meridionale. Sono fieri e orgogliosi guerrieri. I Borana si considerano l'etnia primogenita, il popolo più antico del gruppo Oromo, non corrotto dalla modernità. I Borana sostengono di vivere come gli "antenati", "sono i più vicini a Waq", la divinità più potente, vivono alla frontiera fra Etiopia e Kenia. Sono pastori seminomadi che si muovono, con le loro mandrie, fra il bacino del fiume Giuba e le terre dei Konso. 


Per loro questa è "una terra di meraviglie". I buoi, le vacche, i zebù, delle corna brevi e dalla gobba sulla schiena, sono tutto per i Borana. Vivono in capanne di canniccio tenute assieme dall'argilla e del fango. Sono piccole cupole facilmente smontabili per essere trasportate durante le lunghe transumanze.


GLI HAMER

Gli Hamer vivono nelle savane a occidente del lago Chew Bahir, il lago del sale. E' una zona selvaggia accerchiata da paludi e da savane desertiche. La loro ricchezza sono le vacche che conducono, in lenti e insicuri viaggi, fino alle sponde dell'Omo per abbeverarle durante i mesi della stagione secca. Le acconciature delle donne sono splendenti e colpiscono tutti.

Il salto del Toro


Il rito di iniziazione tra gli Hamer si chiama "salto del toro". Il ragazzo destinato a crescere deve saltare, correndo sulla loro schiena e senza cadere, una decina di buoi affiancati per quattro volte. E' una cerimonia lunga e complessa. Il ragazzo viene incoraggiato a aiutato nelle preparazioni al rito dai suoi amici "maz" che hanno già saltato il toro. Le giovani parenti invece dovranno farsi frustare dai maz per dimostrare il loro affetto. Le cicatrici sono un orgoglio per le giovani donne. Il ragazzo percorre il sentiero verso la radura dove salterà portando in mano un bastone a forma di fallo che viene baciato tre volte da ogni giovane donna in segno di benedizione.
Se il ragazzo non riuscirà nel salto (è permessa una caduta) sarà preso in giro per tutta la vita e non avrà futuro. Se la corsa avrà successo il ragazzo diventerà maz e comincerà il suo lungo cammino nella struttura sociale della sua etnia.

I KARO E I MURSI


Hanno i volti affrescati con ocra, calce bianca, con polvere di ferro e brace di carbone e di legno. Le loro danze sono sensuali: autentici riti dell'amore dove i fianchi e il ventre si allacciano in mezzo a un'esplosione festosa di polvere.
I Karo sono un popolo che sta scomparendo. In poche centinaia sopravvivono in miseri villaggi sulle sponde dell'Omo. Si adornano in modo povero. Le donne si trafiggono il mento con un chiodo o un bastoncino di legno. A causa della povertà hanno sostituito gli oggetti ornamentali con ornamenti sul corpo: si scarificano la pelle e si provocano rigonfiamenti con acqua e cenere. Nelle occasioni particolari si dipingono il corpo con acqua e gesso.Le pitture diventano un vestito.
E' diffuso invece tra i Mursi l'uso del piattello labiale e all'orecchio. Si tratta di piattelli di argilla che vengono alloggiati in buchi nel labbro inferiore e nei lobi delle orecchie. Li portano solo le donne. Iniziano da piccole con pezzetti di legno nel labbro inferiore. Con l'età allargano il buco con piattelli sempre più grossi.


... il viaggio degli specialisti

visita il sito www.africanexplorer.com